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copertine dei libri di giancarlo trapanese
libro: Se son fiori - giancarlo trapanese | | | | | Anno: 2005 | Email ordinazione: ppstra@tin.it | Casa editrice: Moretti editore | Distribuzione: A genzia GIAMPAOLO FORNASIERO
Via Guido Rossa, 4. Ancona - CAP 60131
Telefono 071.2866669 - Fax 071.2866912 | | Prezzo: 15 Euro | | Acquista Ibs | Acquista Amazon | Non acquistabile su Hoepli | Non acquistabile su LaFeltrinelli | Non acquistabile su MondadoriStore | Non acquistabile su LibreriaUniversitaria | | | | | Sinossi del libro: La paura di essere se stessi, quella di amare, di mostrare i propri sentimenti e dichiararsi fragili.In una società che ci obbliga ad indossare l'armatura dell'indifferenza questo libro ci richiama alla dolcezza dell'emozione, al fremito della trasgressione, alla riconquista di se stessi, della propria autenticità. Dodici storie, lunghe e brevi, che attraversano il vissuto di ciascuno, che partono da amori impossibili in isole sperdute e affidati alla comunità,per giungere al tradimento della speranza, alla solitudine ma anche alla profondità del senso della memoria e alla bellezza dell'abbandono senza remore.Su tutto sembra aleggiare ora vicino, ora lontanissimo il fantasma dell'uomo autentico, quello che visita i nostri incubi quando la vita che guardiamo con nostalgia alle spalle o che percepiamo innanzi, non sembra essere quella sperata. | | | | | |
Elenco dei racconti | | | | 1) Ombre 2) Amore utilitario 3) Maria Marea 4) Brivido nel fuoristrada 5) L'emozione vietata 6) L'oasi dell'anima 7) La menzogna della rassegnazione 8) Amore a prima vista 9) L'esame più importante 10) Un padre in più 11) Amici per la pelle 12) Il sogno del primo bacio | | | | | |
Dal racconto "MARIA MAREA" | | | | C’è un sentiero polveroso ( faticoso da percorrere quando il sole è alto) che sale pigro verso Stimpagnato : meglio farlo quando potete gustarvi gli insoliti e affascinanti riflessi rossastri del primo tramonto sulle rocce. Da lì potrete vedere la costa dello Sciarato, nervosa, secca, tagliente dove è evidente l’opera di detriti vulcanici che scendendo verso la spiaggia si sono disposti a fili aguzzi tanto da sembrare lunghe e avide dita ungulate protese vanamente ad afferrare la libertà che forse è nell’acqua, nel mare, prima di restare pietrifricate da una eterna maledizione fatta di calore lavico e di rudezza. Asperità, calore, rudezza che sono nell’animo e nel cuore dei pochi abitanti qui a Pecorini a mare, piccolo porto a Filicudi, un gruppo di case di pescatori. Salendo quel sentiero poco prima della cima, sulla destra, non può sfuggirvi uno stradello appena accennato tra rocce e l’erba arsa. Fa qualche metro e scompare dietro una vecchia pagghiara, come le chiamano qui, antiche costruzioni che una volta servivano al ricovero del bestiame. Certo non viene da seguirlo anche perché dal sentiero principale, sembra che lo stradello muoia dietro un muro diroccato. Ed invece prosegue mimetizzato tra sassi, arbusti e qualche pianta grassa, gira e si inerpica lungo un costone nascondendosi tra le ginestre e poi improvvisamente dopo qualche minuto scende quasi da vertigine verso capo Stimpagnato. Ho fatto almeno sei volte questo percorso e ogni volta resto colpito dall’improvvisa visione della caletta verso la quale quasi precipita lo stradello. Qui il sole riesce a penetrare solo poche ore al giorno e gli scogli scuri sui quali risalta la schiuma del mare sembrano ancora più neri e danno al luogo quell’aspetto spettrale che forse è la causa di tante leggende e anche della mia presenza qui su quest’isola così distante dal mio mondo, dalla mia casa, da una realtà diametralmente opposta. In uno dei terrazzi naturali che si aprono sul costone c’è una piccola abitazione che una volta doveva essere bianca come quasi tutte le case di Pecorini ma che ora nell’ombra appare tra il grigio ed il verde di antiche muffe e muschi. Scendendo la vedrete appena, anzi più che altro intuirete l’astricu, il tetto piatto che mi hanno spiegato serviva a raccogliere la pioggia, bene prezioso in un luogo così avaro di acqua. Qui però c’è un’umidità insolita per quest’isola, una specie di angolo freddo che l’ombra sembra coccolare e proteggere e via via le ginestre lasciano il posto ad una vegetazione improvvisamente diversa e più fitta che nasconde in gran parte la piccola abitazione fatta di materiale eruttivo come quasi tutte le case del luogo, collocata in alto rispetto alla piccolissima spiaggia di sassi, ad una ventina di metri dalla caletta. Quella è la casa di Calaciuni | | | | | |
dal racconto "OMBRE" | | | | “Un disastro” il nostro matrimonio aveva detto, una condanna, un’insoddisfazione completa sin dai primi giorni. “ Tutto scontato, senza emozioni, senza brividi, senza felicità” sosteneva parlando come se stesse dicendo cose di cui dovevamo, per forza, da tempo, esserne entrambi a conoscenza. Pensare che invece credevo di essere felice. Amore, quello vero, passione, trasporto fisico e mentale non ci appartenevano da tempo, diceva, e lei invece l’aveva trovato. Si, aveva provato a resistere, aveva tentato di sollecitarmi, ma io ero sempre distratto,sempre stanco, sempre fuori, aveva anche provato a parlarmi ma io non l’ascoltavo. Così aveva finito con lasciare che maturasse, crescesse, esplodesse l’amore con Giorgio, il giovane notaio che da qualche tempo collaborava anche con il nostro studio, sei anni meno di lei, un uomo fantastico, mi diceva, quello che aveva sempre sognato di incontrare e con il quale sarebbe andata a vivere. Subito. La sera stessa. Ricordo come la guardavo: aspettando di cogliere un seguito, di scoprire lo scherzo che mi auguravo disperatamente si nascondesse dietro una così irrazionale tempesta. E ho dentro il suono di quelle poche parole che riuscii a dire dopo un lungo silenzio.“ Ma Federica e Filippo…”Il tempo, il trascorrere dei secondi, dei minuti,delle ore, è solo una nostra convenzione. Ne sono convinto da allora, quando attesi per secoli di dolore quella sua risposta che giunse lenta, chiara, tremenda appena pochi secondi dopo, chiaramente preparata. Il suo sospiro, il suo sguardo diventato improvvisamente compassionevole e dolce per alimentare la speranza di un momento e distruggere subito dopo la certezza di una vita.“Mi spiace, ma in realtà… sono figli di Giorgio. Lo posso provare. Ora ne ho la certezza e per questo ho deciso di mettere le cose in chiaro e dare a loro il vero padre” Il vero padre? Com’è possibile che io improvvisamente diventassi un estraneo, che il mio ruolo nei confronti dei bambini per tre anni e nei suoi confronti per tanto tempo, che tanto amore fosse tutto cancellato con una frase, con una logica considerazione. Non servi, non hai ruolo, non hai diritti. Questo mi diceva e poi approfittando della mia incapacità a reagire,del mio totale smarrimento aveva finito con quell’ordine spietato che l’ha sempre caratterizzata di inserire i tasselli di un mosaico tutto suo. Non mi chiedeva nulla, né sotto il profilo economico né sotto quello legale. Ma certo avremmo dovuto avviare con gli avvocati le pratiche per la separazione ed il divorzio. La questione del disconoscimento della paternità l’avrebbe gestita lei con le sue prove e mi pregava di non ostacolarla, di guardare con serenità al solo interesse dei bambini e di non crearle problemi prendendo semplicemente atto della situazione così com’era. Il nostro amore era finito da tempo, lei amava follemente un altro che le aveva dato due figli e io dovevo semplicemente, con stile, educazione, rispetto scomparire in poche ore dalla vita di quelli che erano stati sino ad un momento prima…mia moglie ed i miei bambini. Facile no? La mitragliata di parole mortali che lei mi aveva indirizzato era appena terminata e convinta di aver messo tutto al suo posto aveva provato un sorriso allungando la sua mano verso la mia e alzandosi dalla poltrona. Solo dopo quel gesto mi accorsi del vestito, del trucco, delle borse nell’angolo verso il quale aveva istintivamente guardato, del silenzio in casa dove i bambini non erano evidentemente a letto come avevo pensato. Solo in quel momento realizzai quante bugie, quanta falsità avevano dormito con me tutte le notti per quegli anni. | | | | | |
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