presentazioni 

Giancarlo Trapanese 

Al Pio Sodalizio dei Piceni quasi 300 persone (record assoluto per la presentazione di un libro) in una sala dove ad un certo punto hanno dovuto chiudere le porte perchè non c'era più posto neanche in piedi. All'incontro sono intervenuti : Don Aldo Buonaiuto, Francesco Giorgino, Pino Scaccia, Umberto Broccoli, Antonio Caprarica. Ha condotto Rosanna Vaudetti. Ospiti ( tra le tante autorità Patrizia Casagrande presidente della provincia di Ancona, il sottosegretario Colonnella, il prefetto Ciclosi, il direttore della sede Rai Marche Di Giuseppe, il responsabile Grandi eventi Rai Antonio Bruni, il grande poeta Francesco Scarabicchi, il sindaco di Macerata Meschini, il critico letterario Alessandro Moscè etc etc) i grandi attori Sebastiano Somma e Ernesto Mahieux ( premio David di Donatello ) mentre le straordinarie letture di alcune righe del libro sono state fatte dalla straordinaria attrice Carla Càssola ( clicca sulle foto in questa pagina) Grazie per la preziosa collaborazione e da segnalare una cosa speciale: da Ancona ( con persone che provenivano da tutte le Marche ) un apposito pullman organizzato per la circostanza ha portato 58 persone alla presentazione . Al ritorno sono stati anche raccolti 500 euro da destinare ai bambini del Salesi. Un grazie di cuore agli sponsor della serata:

Lavanderia Centro Italia
Azienda Agricola Lombardi
Sergio Schiavoni
Corte Marchigiana
iGuzzini
Giampaoli industria Dolciaria
Catering Torbidoni (Ciauscolo.it)
Coordinamento Polisp.Giampaoli

Umberto Broccoli (conduttore e autore Rai), Antonio Capranica (direttore GrRai), Francesco Giorgino (conduttore Tg1 e sociologo), Pino Scaccia (giornalista Rai e inviato di guerra), Gigi Marzullo (caporedattore cultura Tg1), Sebastiano Somma (attore), Carla Càssola (attrice). Ernesto Mahieux il complesso musicale dei Planetanon, il cantautore Luca Lattanzio e la conduttrice Rosanna Vaudetti. Sono solo alcuni dei relatori e astanti presenti ( quasi 300!) al Pio Sodalizio dei Piceni per una vera e propria tavola rotonda sul romanzo Da quanto tempo (Neftasia, Pesaro 2007) di Giancarlo Trapanese (vice caporedattore di Rai Marche). Ne è venuto fuori un incontro-dibattito e si è diffusa la percezione di un lacerto lucido della “società del male”. Della narrazione di Trapanese è già stato detto tutto. Forse manca un tassello, ora che Da quanto tempo verrà tradotto in Francia e in Spagna e che avrà quindi un’eco ancora maggiore di quella già riscontrata in Italia e alla Fiera del Libro di Francoforte (dove è stato presentato in anteprima). Anche nella Marche della tradizione e della classicità, è stato inaugurato un nuovo filone: quello del giornalismo d’inchiesta tradotto in letteratura d’inchiesta. Siamo infatti dentro un contesto macilento che fa nascere le storie dalle vicende reali. Nessuna verosimiglianza, ma una verità cruda, perfino feroce. Come quella dei ragazzi che crescono nelle fogne di Bucarest e che sniffano la colla, come quella dei bambini africani lasciati in preda agli orrori della violenza sessuale e dell’indifferenza sul loro destino. Lo sfondo, senz’altro sociologico dell’opera di Giancarlo Trapanese, ha un ulteriore risvolto che non ammette infingimenti: quello di far capire che una ferita collettiva apre sentimenti sconosciuti, ma anche il coraggio della verità da non tacere. Quel coraggio quindi di raccontare, di trasformare un io narratore in un io ascoltatore (come rimarcato da Giorgino). E questo io si tramuta in tanti io. Il lettore si fa partecipe, volontariamente, di un dramma (se non di una tragedia) da scoprire e da correggere. Il giornalismo d’inchiesta affonda le sue radici nella cronaca, e Trapanese viene dalla cronaca. La sua dimestichezza con i fatti del mondo è utile ad allargare una visuale, un campo d’azione. Il principio di cittadinanza, per lo scrittore, ha una dimensione totale, ormai globalizzata. Ogni città è appunto un mondo, un concetto universale. Il male addenta la società dei diseredati, anche in Italia. La massificazione neocapitalistica è affondata in un’ignoranza comune, in un egoismo che supera il retaggio costituzionale dell’individuo liberatario. Questo male nero è di non sapere “quanto tempo” resta in mano a chi produce il male, a chi sfrutta il male. Un tempo, purtroppo, infinito, incontrastato. Il romanzo di Trapanese è l’affermazione di un’identità esterna ad ogni ragione, e per questo ancora più pericolosa: indiscriminatamente pericolosa. Il rischio post moderno è nel nichilismo di tipo solipsistico. Ecco perché il giornalismo d’inchiesta rivestito di una versione narrativa, manifesta un sincretismo utilissimo, una necessità oltre ogni mistificazione. E’ la verità che si svela impudica nell’ambito della parola, dello scrivere testimoniando.