Caro Giancarlo, o è meglio dire caro Giorgio? Mi perdonerà se uso questo tono confidenziale, ma mi sembra di conoscerla un po' anche personalmente, visto che la vicenda sua e di Don Rolando, pur con le necessarie correzioni, si intrecciano con i drammatici racconti di vite spezzate da lei narrati con sapienza.Non appena ho avuto a disposizione le cassette registrate del suo libro, le ho ascoltate d'un fiato perchè ho trovato la lettura molto coinvolgente dal punto di vista emotivo. Forse mi trovavo io in un periodo in cui ero più aperto all'emotività ed al coinvolgimento, fatto sta che anche ora, a qualche distanza di tempo dalla lettura, quest'impressione non si è ancora decantata e mi sono proposto di diffondere l'esperienza tra amici e conoscenti, sperando di superare le difficoltà di reperimento dell'opera.Mi sembra particolarmente riuscito l'espediente narrativo delle vicende personali che fanno da cornicie alle testimonianze di vita: la trovata non è nuova, ma anche in questo caso efficace. Poi è inutile dire che per un bergamasco l'ambientazione dello sfondo coinvolge e solletica la curiosità del lettore nel cercare riferimenti e agganci alla realtà conosciuta.Che dire ancora della maestria nel tenere avvinta l'attenzione del lettore congrande suspence, fino ad arrivare al "coupé de theatre" finale con la rivelazione della figlia sconosciuta di Don Rolando?Per venire al nocciolo del libro, ho trovato il tono narrativo giusto per quelle vicende drammatiche e crude; un tono che sa rendere con efficacia tutti i contorni e le implicazioni delle storie, senza indulgere in particolari inutili o, peggio, ripugnanti. Devo dire che mi ha in specie molto colpito il racconto ambientato a Bergamo (chi sarà mai il tranquillo bancario, ex-quattrocentista?) con la normalità di una situazione che ci interroga da vicino sulla nostra capacità di giudizio critico davanti alla forza dei mass-media, del perbenismo e delle facili condanne di una cittadina di provincia miope e poco caritatevole a livello diffuso, nonostante la presenza di tante realtà positive. Non era mia intenzione essere così elogiativo nei confronti di un autore che forse non è ancora annoverato tra i massimi esponenti della letteratura d'ogni tempo, tuttavia penso che il libro sia uno dei pochi che a mio parere attualmente valgano la pena di essere pubblicati. Non me ne voglia del tono, un po' serio e un po' ironico del mio scritto, anche troppo lungo: sa, i ciechi sono molto chiacchieroni!
Paolo Parimbelli |