L'equità della giustizia, la certezza della pena, la punizione spesso inadeguata alla gravità del reato. Problemi sempre attuali, purtroppo. Giancarlo Trapanese li affronta con decisione nel suo ultimo romanzo "Madre Vendetta", pubblicato anch'esso come il precedente "Sirena senza coda" da Vallecchi. Dopo la storia di Gemma, ventenne cerebrolesa,imprigionata dalla nascita in un corpo imperfetto,storia di sofferenza e di speranza, di delusioni e di conquiste,eccone una ispirata dalla vita di tutti i giorni, da uno di quei drammi umani che fanno titolo nei giornali e nei telegiornali, ma ben presto scompaiono dalle prime pagine e si dimenticano. Un giornalista televisivo ( proprio come l'autore) indaga sull'omicidio di un ex detenuto, Manuel, colpito a morte appena uscito dal carcere dopo aver scontato tredici anni ( troppo pochi davvero) per aver strangolato Luce, la fidanzata diciannovenne. La madre e il fratello della ragazza,subito sospettati, si autoaccusano del tentato omicidio ,forse per scagiornarsi l'un l'altro. Il giornalista, con l'aiuto di un maresciallo dei carabinieri che diventa presto suo amico,cerca di approfondire il caso e si appassiona al dramma personale che ciascuno dei protagonisti sta vivendo. Finale imprevedibile e ultime pagine che inducono a molte riflessioni. Il libro si legge d'un fiato, scritto com'è con lo stile rapido, essenziale, dei grandi cronisti. Tra le figure, tutte ben tratteggiate, spiccano quella di Costanza, la madre dell'ex detenuto e soprattutto quella del maresciallo Braschi, carabiniere di una simpatia, di un rigore e di una umanità che fanno onore alla Benemerita. Impareggiabile la descrizione dei luoghi, con una magica Bertinoro dove, tra l'edicola di una Madonnina e l'osteria Benilde,sbocciano ed esplodono Amore e odio. In appendice una nota con la dedica del libro alle donne vittime della violenza, cadute il più delle volte per mano di chi diceva di amarle o di averle amate.Tante donne. Troppe. |