| Recensione della poetessa Norma Stramucci di Recanati | | “un due tre stella” E’ il gioco dell’infanzia in cui si finge l’inanimato. E’ il gioco che, alla pag. 267 del nuovo romanzo di Giancarlo Trapanese, Madre Vendetta, Vallecchi, 2012, è assunto a simbolo dell’imbarazzo che pietrifica. Ma può anche rappresentare la metafora chiave per intendere quanto va oltre le drammatiche vicende della trama: il senso della vita, l’etica di un mestiere, l’umanità di un cittadino. “un due tre stella”: parole-pietra oppure parole-vita. Parole che possono essere pronunciate o taciute, indagate nella loro menzogna o verità o trascurate, lasciate al loro superficiale significato anche se questo comporta la rovina di alcune esistenze. Catanese, il giornalista alter ego dell’autore nel romanzo, rifugge dalle parole-pietra. E’ un eroe dei nostri tempi questo personaggio che trasforma in giallo avvincente una notiziola da un minuto al TG regionale, stimolato all’indagine non per profitto ma per “un formicolio allo stomaco” (p. 61), quasi il quinto senso e mezzo di Dylan Dog! : “Non so, chiamalo sesto senso, voglia di capire, istinto. Questa è una storia che mi attira per i risvolti umani e perché mi crea disagio.” (pp. 61-2). Ma ecco che le vicende narrate, le vite che nelle pagine del romanzo si incrociano, e vite delle quali non si vuol qui dire nulla per non compromettere il piacere di conoscerle direttamente dalla lettura, non sono per Trapanese-Catanese che il pretesto per rivelare e inseguire il suo credo. Quello di un uomo che ha passato la vita a predicare ai figli “l’onestà intellettuale, il bisogno della preparazione, la logica dell’accettazione, a stimolare l’impegno, l’autenticità, a trasmettere la certezza che alla fine la coerenza, e la qualità, pagano” (p. 210) e deve invece scontrarsi con “il messaggio devastante” (p. 211) che un Don Abbondio di turno impone: l’etica della convenienza, della viltà valgono più della parola data. “un due tre stella” verrebbe ancora da dire: pietrifichiamo le parole non degne, animiamo solamente le meritevoli. Animiamo soprattutto le parole degli affetti, dei rapporti tra gli uomini: parole-pietra tra un figlio e una madre possono condurre a conseguenze catastrofiche; parole-vita tra Catanese e un maresciallo, e una collaboratrice, e un sacerdote, e i figli, e soprattutto tra lui e Giovanna, sua moglie, ci dicono di una misura tanto ovvia quanto difficile da praticare: l’ascolto dell’altro, la partecipazione, l’umanità. Madre vendetta è l’ossimoro attraverso il quale ci si può rendere conto di come “il confine tra felicità e tragedia sia molto meno marcato di quello che sembra” (p. 240). Può essere dietro l’angolo la tragedia. Ma non c’è tragedia per la quale non sia doverosa la testimonianza, essenziale il ricordo. | |
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...note:Poetessa, pubblica nel 1995 L'oro unto, edizioni Tracce, con una nota di Massimo Raffaeli. Nel 2000 Erica, nella collana "La scrittura e la storia" delle Edizioni Piero Manni, diretta dal Prof. Romano Luperini, e con introduzione dello stesso Luperini. Nel 2003, nella stessa collana e con uno scritto di Mario Luzi pubblica Del celeste confine. Nel 2008 Il cielo leggero, Azimut, con una nota di Massimo Raffaeli; infine, nel 2009, in prosa, Lettera da una professoressa, Manni, con una introduzione di Maurizio Viroli. Compra il libro: link acquista |
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