RECENSIONE LIBRO TRAPANESE "Chi mi ha Ucciso" Il decimo romanzo del giornalista –scrittore Giancarlo Trapanese, questo suo "Chi mi ha ucciso?" (per i tipi della Italic Pequod) è probabilmente il suo più rivoluzionario e coraggioso. Un giallo che affonda le radici nella tradizione del noir e poi vira di 360 gradi divenendo persino metafisico e ardito (sia pure sempre con evidenti basi scientifiche) e dall'altra parte concedendo affascinanti spazi alla tratteggiatura dei personaggi, alla loro controversa umanità, al pirandelliano dramma del vedersi vivere.
Diciannove personaggi, uomini e donne, di età e provenienza diverse, si ritrovano in una misteriosa villa settecentesca, situata in un luogo indefinito; sono stati invitati a trascorrervi un breve soggiorno da un chimerico personaggio: "L'Autore".
Nessuno di loro è riuscito a rifiutare l'invito, pur non conoscendone il motivo. Ma prima della cena rivelatrice di verità annunciate, in un clima ai confini della realtà, un delitto oscuro sconvolge le esistenze di tutti e provoca drammatici interrogativi. Saranno il maresciallo Luigi Braschi e il suo amico giornalista Giorgio Catanese a condurre le indagini, mentre gli altri personaggi intrecciano trame d'amore e di risentimento: una lotta per la verità, che porta alla consapevolezza dell'inconsistenza e della mancanza di senso di ogni rigida distinzione tra realtà e irrealtà, e in generale tra piani dimensionali diversi (la villa stessa sembra essere una sorta di "stargate" tra universi paralleli.
Colpi di scena, finale a sorpresa come in ogni giallo che si rispetti, non mancano ma a legare il tutto è quella attenzione affettuosa, rispettosa che l'autore (quello con la a minuscola) ha per tutti i suoi personaggi che riesce a muovere con invisibili e resistenti fili in una storia poliedrica e a tratti persino divertente.
Non rinuncia, Trapanese, come negli altri suoi romanzi, alla connotazione umanistica, alla morale di fondo alla quale si giunge avidamente, leggendo la sua prosa scorrevole ed immediata divorando capitoli e storie con l'ansia di sapere che cosa riserva il futuro della storia, anche se, ci spiega bene uno dei protagonisti citando Sant'Agostino, il tempo è una illusione: il passato è andato, il presente è l'attimo impercettibile tra il passato ed un futuro che non c'è.
Francesco Caferri |