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copertine dei libri di giancarlo trapanese
articoli|recensioni|critiche|rassegne stampa sui libri di giancarlo trapanese:
| | | | Centro Pagina - 4 aprile 2017 | "Chi mi ha ucciso": spettacolo sold out allo Sperimentale di Ancona, di Teodora Stefanelli |
| Centro Pagina - Smart News dal territorio Grande successo per la prima dello spettacolo teatrale tratto dall'omonimo libro del giornalista e scrittore Giancarlo Trapanese, diretto da Giampiero Piantadosi e interpretato dalla Compagnia Teatro del Sorriso. Si conclude in uno scroscio di applausi lungo dieci minuti lo spettacolo “Chi mi ha ucciso“, un giallo teatrale, tratto dall’omonimo romanzo del giornalista e scrittore Giancarlo Trapanese, la cui prima si è tenuta al Teatro Sperimentale di Ancona sabato 1 e domenica 2 aprile.
In due sere lo Sperimentale si è riempito di ottocento persone, tant’è che durante la prima serata, il tutto esaurito ha costretto diversi spettatori a rimandare di un giorno la visione dell’opera.
Poco prima dell’inizio dello spettacolo, l’ideatore del libro, Giancarlo Trapanese, è passato a salutare il pubblico con un grande sorriso, spendendo qualche parola sul palco: «Sono emozionatissimo all’idea di vedere un lavoro teatrale tratto dal mio libro – ha dichiarato in sala prima che si spegnessero le luci – e mi rende orgoglioso sapere che, a partire dal romanzo, alla casa editrice, al regista, agli sceneggiatori, alle bellissime scenografie, fino alle maestranze, tutto quanto è fatto nelle Marche ed è marchigiano. E questo non può che farmi un immenso piacere. Ringrazio chi è venuto ad assistere oggi a questo spettacolo molto caro per me. Spero vi piaccia!». Presente in sala anche l’assessore regionale alla cultura Moreno Pieroni: «Nel nostro territorio – dichiara – occorre fare di più per incrementare il patrimonio culturale. Coniugando cultura e turismo, soprattutto in questo brutto periodo post-sisma, si possono ottenere grandi risultati, e questa sera vediamo un esempio di ciò di cui parlo. Ringrazio Giancarlo e la compagnia per avermi invitato, il Comune di Ancona che ha patrocinato l’evento e vi porto i cari saluti del presidente della Regione Ceriscioli».
A rendere speciale l’opera in tre atti sono stati soprattutto gli attori della Compagnia Teatro del Sorriso e il regista-attore Giampiero Piantadosi, che, oltre a dirigere il lavoro, ha interpretato magistralmente il ruolo del maresciallo dei Carabinieri Braschi, uno dei protagonisti del mistero noir. La storia, infatti, è una sorta di thriller colto e narra di nove sconosciuti che si ritrovano in una lussuosa casa del ‘700 sperduta nel nulla. Tutti sono stati invitati a cena da un miserioso “Autore” e, solo alla fine, si scoprirà che quegli stessi invitati altro non erano che i protagonisti dei libri di quest’ultimo.
Vedendo lo spettacolo si intuisce fin da subito come l’opera sia molto dinamica e in continuo divenire: si gioca su stili e registri diversi, si passa dal comico al serioso, si toccano temi come il femminicidio, la vecchiaia, la giovinezza, i sogni, le speranze, i fallimenti e la relatività del tempo, per un mix vincente che colpisce subito il cuore dello spettatore. Recensione di Teodora Stefanelli | | | | | | |
| | | | Emmaus OnLine - Media Cattolici Macerata | «Chi mi ha ucciso?»: il giallo che scava nei sentimenti emoziona Macerata |
| Macerata, 12 maggio 2016 Aula Magna dell'Università gremita, ieri pomeriggio, per l'originale presentazione del romanzo del giornalista Rai e scrittore Giancarlo Trapanese. Un giallo in grado di scavare nelle verità della vita, lasciando parlare i sentimenti: c'erano tutti gli "ingredienti" capaci di rendere un romanzo davvero efficace ieri, 12 maggio, quando all'Università di Macerata, in un'Aula Magna gremita, il giornalista Rai e apprezzato scrittore Giancarlo Trapanese ha presentato la sua ultima creatura editoriale intitolata «Chi mi ha ucciso?» L'incontro è stato introdotto dal rettore Luigi Lacchè, che si è detto entusiasta del dinamismo letterario del giornalista, in grado di far rivivere la sua figura nel personaggio del romanzo che porta il nome di Giorgio Catanese. «Apprezzo lo stile di un amico che abbiamo avuto il privilegio di avere anche come docente in Ateneo – ha esordito Lacchè – e che seguo anche in veste di narratore, che l'ha meritatamente portato ad una ribalta non solo marchigiana ma anche nazionale». Quindi, l'elogio del Rettore, che ha paragonato lo stile del giornalista anconetano ad un altro grande scrittore, Friedrich Dürrenmatt: «In quello che ritengo uno dei testi più riusciti, attraverso il detto imperituro "Omnia vincit amor", ritroviamo nell'amore la soluzione di ogni mistero raccontato con una convincente e coinvolgente penna degna dei migliori gialli». . . . . | | | | | | |
| | | | Odissea (libertariam.blogspot.it) | EDIZIONI NUOVE SCRITTURE - BIBLIOTECA ODISSEA
Laura Margherita Volante conversa con Giancarlo Trapanese |
| Laura Margherita Volante conversa con Giancarlo Trapanese
Volante. Tu Giancarlo, che hai iniziato l'attività di giornalista scrivendo per il Resto del Carlino e Corriere Adriatico e poi in Rai collaborando con importanti trasmissioni sportive, come sei passato a quel fuoco sacro della scrittura letteraria con romanzi di indubbio successo, percorso che inizia nel 1990 proseguendo fino al tuo ultimo romanzo "Chi mi ha ucciso?" (Italic-Pequod editore)?
Trapanese. Forse è stata proprio la constatazione che per tanti, tantissimi anni (ora sono 42) di giornalismo e di impegno in questo settore, la dittatura del tempo e dello spazio (le trenta righe o il minuto e mezzo) l'ho sempre sofferta troppo, nel senso che era per me difficilissimo esprimere in modo esaustivo e compiuto le sensazioni e le riflessioni che tanti fatti (soprattutto di cronaca nera) mi provocavano. Così piano piano è maturato il desiderio di mettermi davanti al computer senza un limite, di ascoltare ciò che mente e cuore suggerivano senza lacci e confini e affrontare temi importanti e delicati che sentivo miei.
V. I premi legati all'attività di scrittore e non solo ormai non si contano più. La passione per la psicologia e il couseling quanto hanno inciso sui temi centrali dei tuoi romanzi e quanto invece le tue esperienze personali ed esistenziali? Si intrecciano o fanno parte di un'innata sensibilità volta ad esplorare i meandri anche più oscuri dell'anima umana?
T. Sono decisamente uno psicologo mancato, è vero. Alla mia epoca (parliamo del 1972) la facoltà di psicologia di Roma era unica e ai primi passi, non esisteva ancora l'ordine degli psicologi e quando espressi il desiderio di andare in quella direzione trovai comprensibili opposizioni in famiglia perché si trattava di una professione tutta da delineare dove Freud ancora dettava legge (o quasi). Così mi limitai a leggere molto di psicologia, mi iscrissi a Legge e nel frattempo seguivo gli studi (in psicologia) di una mia amica leggendo i suoi testi, approfondendo argomenti. Chiaro che questa passione unita poi al mio lavoro hanno creato grandi opportunità di analisi e riflessione e che quindi le due passioni si siano saldate più che intrecciate. Devo dire che senza alcuna spinta da parte mia (anzi. . .) mia figlia Gloria ha intrapreso quella strada ed è divenuta psicologa ed anche direi una psicologa di grande sensibilità.
V. Nella raccolta di racconti "Se son fiori" sviluppi attraverso la narrazione il tema dell'indifferenza: dodici storie di amori impossibili, ansia di autenticità anche attraverso la trasgressione, speranze e tradimenti, ecc. . . L'indifferenza a cui ti riferisci è frutto di una società malata: di irrelati in cerca di un'identità mancata o di solitudini incapaci a trovare la strada di casa, quella che porta alla realizzazione del sé, attraverso la memoria di esperienze condivise?
T. Assolutamente vero: l'indifferenza è uno dei grandi cancri di quest'epoca malata di egoismo e di interesse. Quasi tutti i miei libri hanno profondi riferimenti a questo problema e Se son fiori, il primo, fu il mio approccio d'esordio ad una tematica complessa. Sono dodici racconti ma in realtà, erano dodici romanzi in fasce. . .
V. In "Luna traversa" affronti attraverso i suoi protagonisti, genitori alle prese con un adolescente in cui le dinamiche familiari affondano le loro radici nei vissuti d'infanzia di ognuno. Quanto è difficile oggi essere genitori, primi educatori di queste nuove generazioni destinate a vivere una realtà ingestibile, imprevedibile e piena di insidie? Quanta l'influenza dei mass media e quanta invece l'incapacità a crescere come genitori affetti da adolescenza interminata?
T. La coppia che scoppia, il diverso da sé che raramente viene accettato, l'amore che è possesso e non donazione, persino la coesistenza di cristianesimo e islam sono al centro di quel libro per me molto importante. Le dinamiche familiari e la difficoltà di una relazione positiva con i propri figli sono la riflessione che propongo con una storia di "fantasia" ma che affonda le radici in tante storie e testimonianze che ho raccolto sia in un periodo durante il quale facevo il consulente di coppia "on line" sia in una frequentazione di amici e coppie islamiche. Un modo per capire e per capirsi.
V. "Madre vendetta" offre uno spaccato inquietante dei giorni nostri. Romanzo dalle forti tinte del giallo, nel quale le donne diventano martiri e vittime di uomini deboli e per questo violenti. Il rapporto fra giustizia e punizione è spesso inadeguato. Cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo da piegature delicate e forti allo stesso tempo? Quale lo stato d'animo di uomo di fronte a tanti femminicidi?
T. La conoscenza occasionale (face book) della madre di una vittima di femminicidio, Rossana Wade, uccisa dal fidanzato nel 1991, con condanna del'assassino che ha scontato solo 12 anni di carcere, diede il via a questa storia. Lunghi confronti e colloqui con una madre che non è mai riuscita a perdonare e che odio e rabbia hanno letteralmente distrutto e che non è mai riuscita ad avere giustizia tanto che non ha ricevuto mai una sola lira. . . Da lì l'idea di un romanzo-denuncia, dalle forti tinte gialle come dicevi, ma anche dall'analisi di come la tragedia non si annunci con squilli di tromba, ma spesso covi in atteggiamento sottovalutati ed incompresi.
V. Il romanzo "La giusta scelta" mi riporta alla memoria il racconto di Pirandello "Il treno ha fischiato". Infatti, il protagonista del tuo romanzo Sauro Rocchi, impiegato di banca, frustrato per un senso di fallimento deve scegliere se mantenersi onesto o intraprendere una via illecita per cambiare la propria esistenza in una società che non premia il merito, ma i "senza scrupolo". Mentre al protagonista di Pirandello, anch'egli impiegato, contabile affidabile e ligio al dovere, con un carico familiare incredibile la soluzione avviene nella sua immaginazione tanto da decidere di fingersi pazzo. Cosa è cambiato oggi? Esiste una giusta scelta o è una provocazione per. . .?
T. Pirandelliano anche il riferimento a "Il fu Mattia Pascal" perché in fondo Sauro Rocchi decide poi di sparire al mondo con la sua identità e crearsene un'altra scoprendo poi che i soldi non sempre garantiscono la chiusura con il proprio passato da "sfigato" e non consentono la chiusura dei conti con il proprio passato. Ma c'è un altro riferimento molto forte: quello ad una società dove se "non conosci qualcuno" non sei considerato, non vai avanti, non vieni considerato per quello che realmente vali. La meritocrazia che manca e che è uno dei mali più grandi, uno dei problemi più devastanti della società in genere ma dell'Italia in particolare.
V. L'ultimo tuo romanzo "Chi mi ha ucciso" esce dalla dimensione di introspezione psicologica dei personaggi per avventurarsi in un giallo-triller in atmosfere surreali, i cui confini con la realtà diventano specchi deformanti in un labirinto di universi paralleli. È la proiezione di questo mondo incerto indefinito e complesso oppure ansia di assoluto per oltrepassare quella soglia o quella siepe di leopardiana memoria?
T. Chiusi in una villa del '700 con un classico del giallo mondiale (cena con il delitto) i personaggi di questo giallo sono in fondo una. . . perifrasi dei mali della nostra epoca con i quali dobbiamo fare i conti per "uscire" dal circolo chiuso dell'esistenza che è volta al sé e non all'altro. Perdono, amore, accettazione e un po' di speranza sono i condimenti di un giallo insolito nel quale ho anche voluto affrontare il tema della "dimensione del tempo e dello spazio" di straordinaria attualità dopo la conferma della teoria della relatività di Einstein. È un libro per me molto importante, un qualcosa che mi permette di spaziare sia nella mia passione per il "thriller" (forse figlia del mio vecchio lavoro di cronista di nera) sia negli argomenti trattati in tutti gli altri libri. Un giallo a sorpresa con una serie infinita di colpi di scena e di occasione di meditazione. | | | | | | |
| | | | LaFolla.it - 14/12/2015 | Recensione di Sergio Gigliati che scrive sul giornale on-line "LaFolla.it", periodico di politica e cultura |
| "Chi mi ha Ucciso" Il decimo romanzo del giornalista –scrittore Giancarlo Trapanese, questo suo "Chi mi ha ucciso?" è probabilmente il suo più rivoluzionario e coraggioso. Un giallo che affonda le radici nella tradizione del noir e poi vira di 360 gradi divenendo persino metafisico e ardito (sia pure sempre con evidenti basi scientifiche) e dall'altra parte concedendo affascinanti spazi alla tratteggiatura dei personaggi, alla loro controversa umanità, al pirandelliano dramma del vedersi vivere.
Diciannove personaggi, uomini e donne, di età e provenienza diverse, si ritrovano in una misteriosa villa settecentesca, situata in un luogo indefinito; sono stati invitati a trascorrervi un breve soggiorno da un chimerico personaggio: "L'Autore". Nessuno di loro è riuscito a rifiutare l'invito, pur non conoscendone il motivo. Ma prima della cena rivelatrice di verità annunciate, in un clima ai confini della realtà, un delitto oscuro sconvolge le esistenze di tutti e provoca drammatici interrogativi. Saranno il maresciallo Luigi Braschi e il suo amico giornalista Giorgio Catanese a condurre le indagini, mentre gli altri personaggi intrecciano trame d'amore e di risentimento: una lotta per la verità, che porta alla consapevolezza dell'inconsistenza e della mancanza di senso di ogni rigida distinzione tra realtà e irrealtà, e in generale tra piani dimensionali diversi (la villa stessa sembra essere una sorta di "stargate" tra universi paralleli.
Colpi di scena, finale a sorpresa come in ogni giallo che si rispetti, non mancano ma a legare il tutto è quella attenzione affettuosa, rispettosa che l'autore ( quello con la a minuscola ) ha per tutti i suoi personaggi che riesce a muovere con invisibili e resistenti fili in una storia poliedrica e a tratti persino divertente. Non rinuncia, Trapanese, come negli altri suoi romanzi, alla connotazione umanistica, alla morale di fondo alla quale si giunge avidamente, leggendo la sua prosa scorrevole ed immediata divorando capitoli e storie con l'ansia di sapere che cosa riserva il futuro della storia, anche se, ci spiega bene uno dei protagonisti citando Sant'Agostino, il tempo è una illusione: il passato è andato, il presente è l'attimo impercettibile tra il passato ed un futuro che non c'è. (Francesco Caferri)
Dopo il successo della grande prima nazionale tenutasi lo scorso Novembre ad Ancona il libro sarà presentato a Milano giovedì 17 dicembre al Tac teatro di via Ponte nuovo 51. All'incontro prenderanno parte il giornalista Rai Filippo Grassia, il giornalista scientifico Sergio Angeletti, il musicista Danilo Venturoli.
articolo pubblicato da LaFolla.it: 14/12/2015
Sergio Gigliati | | | | | | |
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